Cold Outreach: 3 Errori che Continuo a Fare
#001 - E come posso evitarli [SloW Leads, Intentional Business.]
Oggi - festa della Donna 🌻 - ti parlo di 3 errori che continuo a commettere quando faccio Cold Outreach
Errore #1 - Non personalizzare (abbastanza) l'aggancio (o hook)
Errore #2 - Pensare “transazione” e non “conversazione”
Errore #3 - Non testare abbastanza
Bonjour 😉
Questa mattina, sono tornato mentalmente alla settimana scorsa e alla Masterclass di “LinkedIn e Cold Emailing Outreach” fatta con Leonardo Bellini.
☕ Mentre sorseggiavo il mio caffè bollente, ho pensato ai miei errori più grandi nel fare Outreach, cioè nel contattare a freddo i miei prospect.
Da una parte, un po' me ne vergogno.
Dall'altra, li ho accettati da tempo, e anche se continuo ogni tanto a farli, li ritengo un momento di crescita.
Ti va se te li condivido?
Lo faccio qui, non solo per esorcizzarli (e provare a evitarli in futuro 🙂), ma perché forse ti possono essere utili.
E magari sarai più capace di me a evitarli 🙂
Amuse-toi bien 🥳
Errore #1 - Non personalizzare (abbastanza) l'aggancio (o hook)
Da molto tempo scrivere “Ciao Paolo” o inserire il nome dell'azienda nel testo non basta più. Personalizzare oggi vuol dire andare ben oltre.
Questo non solo perché è alla portata di tutti mettere un “Ciao Eleonora”.
Ma anche perché chi ti legge è molto più educato di qualche anno fa.
Eppure la personalizzazione è la chiave del successo quando si fa Outreach.
***
A proposito, cos'è esattamente l'Outreach, e in particolare il Cold Outreach?
Faccio Cold Outreach quando contatto via Messaggio Privato (ad esempio su LinkedIn) o via mail una persona che non solo non mi conosce, ma in più non ha mai chiesto di essere contattata.
***
Torniamo a noi.
La parte iniziale del mio messaggio - in particolare, ma non solo - deve essere estremamente personalizzata.
Per personalizzare, devo assolutamente trovare un contenuto esclusivo del mio prospect.
Ecco le 3 tecniche che utilizzo per trovare quel contenuto, e dare un tocco il più personale possibile ai messaggi che mando.
Farli apparire come se fossero stati scritti per il mio lettore.
Solo per lei o lui, insomma.
I 3 tipi di contenuto:
vado sul suo Profilo LinkedIn, e cerco un qualcosa che ci accomuna
oppure, sempre sul LinkedIn, cerco una vera relazione in comune
oppure (più spesso perché più credibile), su LinkedIn o sul sito della sua azienda, scovo un articolo, un video YouTube, un contenuto
In tutte e 3 i casi, investo del tempo.
Su. Ogni. Singolo. Prospect.
E ti assicuro: questo è tempo ben investito.
Perché se anche non sarò in grado di spedire più di 3 o 5 messaggi al giorno, il tasso di risposta è elevatissimo.
In una recente campagna, su 27 Prospect, ho ottenuto 21 risposte, cioè il 78%.
Sono 21 conversazioni aperte (anche se solo 4 mi hanno portato business).
Errore #2 - Pensare “transazione” e non “conversazione”
Come detto, Cold Outreach significa messaggi che spedisco a gente che non mi conosce. E che non ha mai chiesto di essere contattata da me.
Se quando ti contatto con una “mail a freddo”, e provo subito, cioè dal primo messaggio, a venderti la mia solita solfa… beh mi sa che te ne accorgi 😲
Lo fiuti da mille miglia.
E io non otterrò nulla.
Se invece durante quel primo messaggio, provo a iniziare una conversazione con te, che possa interessarti, che ti riguardi da vicino… beh, allora tutto cambia.
Eccoti un esempio.
Qui sotto la struttura di una Cold Email.
Come vedi, non solo l'oggetto della mail è totalmente personalizzato per ogni singolo prospect.
Ma in più, nel corpo della mail stessa, ci sono ben 3 pezzi del testo che sono totalmente personalizzati.
Sostanzialmente tutta la mail è personalizzata.
Ed ecco un esempio di queste mail spedite.
Nessuna sorpresa:
mail mandate a 47 prospect
22 follow-up per chi non aveva risposto dopo la prima
100% di tasso di apertura delle mail (no, dico 100% 😲)
83% di risposta, cioè 39 persone (mi viene da chiedermi il perché 8 persone non mi abbiano risposto)
Numeri incredibili quindi.
Per lo meno sono numeri che ancora oggi a me sorprendono, non so te.
(dico “non so te”, ma nei fatti se tu provassi a far lo stesso, sono convinto che otterresti lo stesso risultato 💪)
Errore #3 - Non testare abbastanza
Ho letto una volta in un corso di Cold Outreach che chi fa questo genere di attività dovrebbe fare micro modifiche delle proprie campagne almeno ogni 2 o 3 giorni.
Sarò chiaro con te: non sempre riesco a seguire questo tipo di ritmo.
E ne pago le conseguenze:
campagne di Cold Email rimaste uguali per 3 settimane, con risultati che sin dai primi giorni erano pessimi, e pessimi sono rimasti
spedizione di Messaggi Privati su LinkedIn fatti “cotti e mangiati”, quindi scritti troppo velocemente, senza essere mai modificati per 1 mese
(mi fermo qui, sennò mi deprimo 😱)
Per evitare questi banali errori - lo dico soprattutto a me stesso - ecco su cosa dovrei fare leva per modificare costantemente i miei messaggi a freddo:
l'oggetto (se si tratta di una mail)
l’hook - cioè l'aggancio, la parte iniziale - sia di una mail che di un messaggio LinkedIn
l'eventuale PS (post scriptum) dopo la firma
Bon, spero che questo contenuto ti sia stato utile.
Se non altro, è stato utile a me: scriverlo mi ha ricordato di questi errori.
Per ora ti auguro un buon weekend.
Pierre
(Pi’ per gli amici)
Ps.
Con Leonardo Bellini, dopo la Masterclass “LinkedIn e Email Outreach”, abbiamo deciso di creare un Challenge.
Di cosa si tratta?
Una sfida - gratuita e aperta solo a 10 persone - di 30 giorni per generare opportunità di business via LinkedIn o via Cold Email. Clicca qui sotto per candidarti e far parte dei 10 privilegiati.
Ps’.
Vuoi (ri)vedere il video riassunto della Masterclass? 27 minuti di puro valore (questo lo dico io 🤣)